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Psicologia-psicoterapia.it – Intervista al Prof. Francesco Bottaccioli: caratteristiche, applicazioni e sfide del modello PNEI

Prof. Bottaccioli, in qualità di Fondatore della Società Italiana di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia, potrebbe illustrarci cos’è il paradigma PNEI e quali sono i principali meccanismi di interazione tra mente e corpo?
Al riguardo, riporto una sintesi dalla voce “Psiconeuroendocrinoimmunologia” presente nel Dizionario Medico Treccani, vol. 3 “Cervello, Mente, Psiche”, che ho avuto l’onore di scrivere. La PNEI è la disciplina che studia le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici. Nella PNEI convergono, all’interno di un unico modello, conoscenze acquisite, a partire dagli anni Trenta del 20° sec., dall’endocrinologia, dall’immunologia e dalle neuroscienze. Con la PNEI viene a profilarsi un modello di ricerca e di interpretazione della salute e della malattia che vede l’organismo umano come una unità strutturata e interconnessa, dove i sistemi psichici e biologici si condizionano reciprocamente. Ciò fornisce la base per prospettare nuovi approcci integrati alla prevenzione e alla terapia delle più comuni malattie, soprattutto di tipo cronico e, al tempo stesso, configura la possibilità di andare oltre la storica contrapposizione filosofica tra mente e corpo nonché quella scientifica, novecentesca, tra medicina e psicologia, superandone i rispettivi riduzionismi, che assegnano il corpo alla prima e la psiche alla seconda“.

 

La PNEI integra le conoscenze delle discipline mediche e psicologiche per comprendere l’organismo umano a 360°, guardandone quindi sia gli aspetti biologici che quelli psicologici. Come avviene all’atto pratico questa integrazione?
Nella fisiologia dell’organismo l’integrazione si realizza tramite le vie di comunicazione bidirezionali (che, cioè, vanno in entrambe le direzioni) tra sistema nervoso centrale, autonomo, sistema endocrino e immunitario. Sono alcuni decenni che la ricerca scientifica ha documentato che alcune vie di collegamento sono di tipo fisico, che utilizzano le fibre nervose sia dall’alto verso il basso (portano messaggi dal cervello agli organi) sia dal basso verso l’alto (dagli organi al cervello). Un esempio molto studiato è il ruolo di attivazione immunitaria in senso infiammatorio, tramite il sistema dello stress, di stati sofferenza psichica come ansia e depressione. Oppure il ruolo del nervo vago nel recepire molecole immunitarie in organi e tessuti infiammati e portare il messaggio al cervello affinché provi a regolare l’infiammazione. Ma ci sono anche altre vie di collegamento del network umano che usano segnali molecolari o cellule immunitarie che viaggiano con il sangue e con il flusso linfatico“.

 

Dove è possibile trovare evidenze scientifiche che dimostrano come l’applicazione del modello di cura PNEI risulti efficace soprattutto nel campo della prevenzione e della gestione delle malattie croniche?
Il modello clinico PNEI è la realizzazione, su solide basi scientifiche, dei programmi e dei progetti di ricerca di illustri scienziati, psicologi e medici. Per restare all’ambito psicologico, voglio citare solo tre grandi studiosi: Pierre Janet, Franz Alexander e George Engel. Il primo diceva che occorreva unire medicina e psicologia perché sono le scienze ad essere separate, non la realtà dell’individuo che è intero. Il secondo proponeva che tutte le malattie (sia quelle di tipo medico che quelle di tipo psicologico) venissero affrontate da una équipe terapeutica che include competenze di medicina interna, nutrizione e psicologia-psichiatria. Approccio che Engel ha successivamente sistematizzato nel modello biopsicosociale. Nel nostro ultimo libro “La rivoluzione in psicologia e psichiatria. Il tempo del cambiamento” Edra, Milano 2024, portiamo una massa di evidenze scientifiche che giustificano la necessità di un assessment e di un trattamento che, per essere davvero integrati, devono essere realizzati da una coppia di operatori, medico e psicologo, che accoglie e gestisce il paziente. Portiamo anche casi clinici che illustrano la possibilità di ottenere risultati terapeutici importanti in situazioni difficili come la depressione cronica di grave severo e il disturbo di panico anche esso cronico e invalidante. Infine, segnaliamo al lettore che le nostre riviste, PNEINEWS e PNEI REVIEW, contengono illustrazioni cliniche del paradigma PNEI“.

 

Quali sono i principali vantaggi che la PNEI offre e quali sono, invece, le sfide che potrebbero emergere nella sua applicazione?
La differenza di fondo tra un trattamento convenzionale e un trattamento PNEI è che quest’ultimo, lavorando, contemporaneamente, sia sulla dimensione biomedica che su quella psicologica (con vari strumenti, dalla nutrizione alla nutraceutica personalizzata, dalla psicoterapia alla meditazione all’attività fisica, senza dimenticare i farmaci se necessario, ovviamente) innesca un circolo virtuoso. Faccio un esempio. Molto spesso, le persone con sofferenza psichica sono anche molto stanche, scariche dal punto di vista energetico, presentano disturbi del sonno e altro. Un intervento medico che, usando la nutrizione, vitamine, minerali, estratti di piante o agopuntura (che ha molte evidenze scientifiche di efficacia in tutti questi disturbi), migliori il livello energetico della paziente, aiuterà lo psicoterapeuta nel suo lavoro di riorganizzazione dei costrutti intrapsichici disadattativi e, questo, a sua volta, influenzerà positivamente il ripristino del benessere biologico“.

 

In quale modo lo studio di questo modello di cura può arricchire lo studente che decide di specializzarsi in PNEI? Quali sono le prospettive future dal punto di vista lavorativo?
Il neolaureato o il professionista che decide di studiare in modo approfondito la PNEI, frequentando un Master universitario – badando alla qualità che è garantita dalla Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia (SIPNEI) come partner scientifica accreditata – avrà un profilo professionale interdisciplinare, fortemente innovativo e in piena sintonia con le esigenze di approccio sistemico e integrato alla prevenzione e alla cura, nuova frontiera dei Servizi sanitari pubblici e privati e degli Enti di ricerca. Potrà quindi aspirare ad occupare posizioni lavorative e di direzione di équipe interdisciplinari e multiprofessionali sia in ambito privato che pubblico, sul territorio e nelle case di comunità“.

 

Quale consiglio sente di dare ai neo-colleghi che si stanno approcciando oggi al mondo della psicologia? Il consiglio principale, che spesso rivolgo ai giovani colleghi in formazione, è quello di costruirsi una solida cultura scientifica, che oggi è possibile perché abbiamo la PNEI che garantisce un affidabile background scientifico di tipo non riduzionista, bensì olistico e sistemico, che si sposa naturalmente con le scienze psicologiche. L’attuale congiuntura scientifica è davvero speciale. Ci dà un orizzonte conoscitivo e delle possibilità di azione preventiva e terapeutica che le generazioni precedenti non hanno avuto. Sarebbe un peccato non cogliere questa inedita opportunità, per sé, per il benessere dei propri pazienti e della società, che ne ha tanto bisogno”.

 

Intervista realizzata dalla Redazione del Centro HT
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