L’impatto della Schema Therapy nell’integrazione dei diversi approcci psicoterapeutici
Negli ultimi anni, la Schema Therapy ha ricevuto molta attenzione e consenso non solo in Italia e negli USA, dove è nata, ma anche in diverse nazioni europee. La sua importanza deriva dall’aver integrato le tecniche e gli assunti teorici della Teoria Cognitivo Comportamentale (CBT), con le strategie dialettiche di diversi approcci terapeutici quali, la Psicologia della Gestalt, la Psicoanalisi, la Teoria dell’Attaccamento, la Teoria Costruttivista, le Terapie Psicodinamiche (Jeffrey E. Young et al., 2018).
Jeffrey E. Young (1990, 1999, 2003) ha sviluppato il modello della Schema Therapy (ST) al fine di superare i limiti della Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT), creando un approccio sistematico e metodico, specialmente per il trattamento di pazienti con disturbi di personalità gravi, in particolare quello borderline. Col tempo però questa terapia, è risultata efficace anche nella cura della depressione, dell’ansia cronica, dei disturbi alimentari, dei disturbi da abuso di sostanze, del disturbo antisociale (Serrani, 2013).
La Schema Therapy sostiene che ogni essere umano, sin dall’ infanzia ha dei bisogni fondamentali, chiamati Bisogni Emotivi Primari (attaccamento sicuro, autonomia, competenza, autocontrollo, libera espressione dei bisogni emotivi, spontaneità e capacità di giocare). Questi devono essere soddisfatti all’interno del proprio ambiente sociale, già dalle prime relazioni con i caregivers, in caso contrario invece il bambino svilupperà una valutazione negativa di sé e dell’altro (Jeffrey E. Young, et al., 2007). E’ in questo contesto che si sviluppano gli Schemi Maladattivi Precoci (SMP) a seguito di esperienze negative infantili e adolescenziali che vengono memorizzate a livello non verbale sulla base di percezioni sensoriali, emozioni e comportamenti al quale il bambino attribuisce dei significati (van Genderen, Rijkeboer, Arntz, 2012). Anche gli aspetti del temperamento (emotività, irritabilità, introversione/estroversione) rendono il bambino più incline a esperire determinate situazioni oltre che a definire la sua sensibilità davanti ad esse (Arntz et al., 2021). Questo senso di “sicurezza” che gli Schemi suscitano, li rende resistenti al cambiamento, che si tenta di superare nella terapia attraverso la relazione terapeutica, il “limited reparenting” e le tecniche esperienziali (Young et al., 2003; Edwards, Arntz, 2012).
Un altro concetto centrale è quello di Mode, ovvero uno stato mentale istantaneo, in continuo cambiamento, ma dominante, derivato da un insieme di Schemi e stili di coping con i quali gli individui vi reagiscono (Young et al., 2003). Mentre gli Schemi sono stabili (di “tratto”), i Mode sono situazioni a breve termine (di “stato”) (van Genderen et al., 2012). Nella prima concettualizzazione di Young e colleghi (2003) sono stati individuati 10 Mode di “base” raggruppati in quattro categorie generali: i Mode bambino, i Mode di coping disfunzionale, i Mode genitore disfunzionale, il Mode adulto sano. Più recentemente, con la costruzione della prima e seconda versione dello Schema Mode Inventory (SMI;SMI-2; Young et al., 2010; Bamelis et al., 2011), sono stati trovati 20 Mode (Jacobs, Lenz, Wollny, Horsch, 2020).
La Schema Therapy inoltre, ha integrato il modello teorico della Teoria dell’Attaccamento, poiché anche questa sottolinea l’importanza delle esperienze precoci attraverso i caregivers. In base allo Stile di Attaccamento, è possibile comprendere le successive difficoltà del bambino, (Bowlby, 1969) che influenzeranno i comportamenti e le interazioni con gli altri in età adulta (Zeigler-Hill, Shackelford, 2020).
Per modificare gli schemi disfunzionali e aiutare il paziente a soddisfare in modo adattivo i bisogni emotivi, nella Schema Therapy si utilizzano: la relazione terapeutica, che attraverso il confronto empatico e il reparenting parziale, genera comprensione e soddisfa i bisogni emotivi che sono stati frustrati nella vita del paziente; le strategie cognitive, che portano il paziente a valutare le incoerenze degli schemi disfunzionali e a modificarli; le strategie esperienziali, che attraverso tecniche di immaginazione aiutano a modificare il proprio comportamento in situazioni reali; la rottura dei pattern comportamentali, che avviene nella parte finale del trattamento per guidare il paziente a sostituire gli schemi disfunzionali con quelli più sani. La Schema Therapy, dunque risulta essere una psicoterapia di rilevanza fondamentale nella gestione del paziente per il clinico, poiché è più orientata al paziente con un approccio empatico e rispettoso che tende a normalizzare piuttosto che a patologizzare i disturbi psicologici (Jeffrey E. Young et al., 2018; Serrani, 2013).
La Scuola di Specializzazione in Psicoterapia HUMANITAS del Consorzio Fortune, partner associato del Consorzio Universitario Humanitas, per la formazione di Psicoterapeuti ad orientamento Cognitivo-Comportamentale Integrato specialistico per Infanzia e Adolescenza, durante il percorso formativo consente di acquisire conoscenze di alto profilo anche rispetto l’approccio psicoterapeutico della Schema Therapy, attraverso gli insegnamenti di qualificati docenti, che operano nell’ambito della Psicologia, Psichiatria, Psicofarmacologia e Psicoterapia comportamentale e cognitiva, a livello nazionale ed internazionale. Da oltre un decennio il Consorzio Universitario Humanitas, svolge attività di ricerca scientifica e Alta Formazione, con l’organizzazione di numerosi Master Universitari, Corsi di alta formazione e Scuole di Specializzazione in Psicoterapia, diventando un centro di eccellenza e di riferimento nazionale.