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Le nuove frontiere delle malattie cardiovascolari in situazioni di stress psicofisico. Uno sguardo sulla PNEI e la Psicosomatica

stress psicofisicoLo stress, cronico o acuto, se perdurato nel tempo, può generare lo sviluppo di sintomatologie psicofisiche, predisponendo l’insorgenza di malattie gastroenteriche e cardiovascolari, per esempio il colon irritabile e l’ipertensione arteriosa. Le risposte stressogene implicano il coinvolgimento di vari sistemi dell’organismo: muscoloscheletrico, cardiovascolare, nervoso, immunitario, gastrointestinale e neuroendocrino (Compare, A. & Grossi, E.,2012)
Recenti studi, basati sulla Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) e sulla Psicosomatica, hanno analizzato le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici capendo così che lo stress nei mammiferi è responsabile di complesse risposte psico-neuro-immuno-endocrine.
Queste ultime coinvolgono principalmente sia l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) che il sistema nervoso autonomo (ANS). Concetti già descritti per la prima volta dai due fondatori della scienza dello stress, Walter Bradford Cannon e Hans Selye, negli anni ’30 (Fioranelli, Bottaccioli et al., 2018).

Questi sistemi rappresentano rispettivamente gli arti neuronali e ormonali della risposta allo stress e forniscono cambiamenti nel comportamento, nelle funzioni cardiovascolari, nei segnali endocrini e metabolici e nelle risposte immunitarie, che consentono all’individuo di avere reazioni di “fight or flight” e avviare diverse strategie di coping contro fattori di stress di diversa origine, dalle lesioni fisiche ai compiti psicosociali, al fine di adattarsi con successo. L’asse HPA, a partire dal nucleo ipotalamico para-ventricolare, secerne il fattore di rilascio della corticotropina (CRF) che regola il rilascio dell’ormone adrenocorticotropo (ACTH) dalla ghiandola pituitaria (Fink, 2017).

La funzione alterata dell’asse HPA può avere effetti negativi sul sistema cardiovascolare, portando alla formazione di placche aterosclerotiche, ipertensione, insulino-resistenza, dislipidemia e adiposità centrale. Studi biomolecolari confermano che queste stigmate sono correlate con marcatori infiammatori elevati e attivazione endoteliale con uno stato di ipercoagulabilità e un aumentato rischio di eventi trombotici (Le-Ha C., 2016). Inoltre, alti livelli di cortisolo aumentano il rischio di cardiopatia ischemica e mortalità cardiovascolare (Reynolds RM, et al., 2010; Vogelzangs N, et al., 2010).

L’esposizione allo stress, attraverso il suo effetto deleterio sul sistema cardiaco autonomo, porta a uno squilibrio nella regolazione autonomica, determinando uno spostamento verso un’attivazione simpatica potenziata o il ritiro del tono vagale e maggiori rischi di aritmie ipo ed ipercinetiche, aggregazione piastrinica e trombosi vascolare. È stato osservato sperimentalmente che la stimolazione simpatica innesca aritmie cardiache, riducendo la soglia aritmica sia atriale che ventricolare, e induce alterazioni dell’ECG nella fase di ripolarizzazione (Shen MJ, Zipes, 2014). Inoltre, nei pazienti con defibrillatori impiantabili, lo stress mentale può indurre cambiamenti dell’onda T a frequenze cardiache inferiori a quelle ottenute con l’esercizio fisico, come osservato da Kop e collaboratori (Kop et al., 2004).

Questi studi hanno dimostrato che l’attuale visione della malattia coronarica è profondamente cambiata, poiché la comprensione della regolazione centrale e autonomica delle funzioni cardiache, fornisce una spiegazione fisiologica che collega i fattori di stress psico-emotivi e le avversità sociali all’evento cardiaco acuto. Il disagio psicologico può far precipitare la funzione cardiaca attraverso una risposta neuroendocrina e autonomica disregolata.

La complessa rete che collega cuore, cervello e i principali sistemi biologici fornisce una nuova visione della scienza cardiovascolare basata sulla Psiconeuroendocrinoimmunologia, scienza che studia le reciproche interconnessioni tra la psiche e i sistemi nervoso, immunitario ed endocrino, integrando le conoscenze derivate dalla psicologia, dalla psicosomatica e le scienze biologiche dello stress con la biologia molecolare e la ricerca epigenetica (Fioranelli, Bottaccioli et al., 2018).

Queste nuove teorizzazioni nascono dalla ricerca sperimentale di alcuni docenti della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicosomatica del Consorzio Universitario Humanitas e dell’Ospedale Cristo Re, specializzati in PNEI e Psicosomatica che garantiscono a centinaia di studenti continua formazione scientifica e professionalizzante.
Da oltre un decennio il Consorzio Universitario Humanitas, svolge attività di ricerca scientifica e Alta Formazione , con l’organizzazione di numerosi Master Universitari, Corsi di alta formazione e Scuole di Specializzazione in Psicoterapia, diventando un centro di eccellenza e di riferimento nazionale.

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